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Indro Montanelli > MONTANELLI SANT'ANDREINO


Montanellli Sant'Andreino

"Anch'io sono un sant'andreino, sono nato insuese e non ingiuese"
Sono rimasto veramente commosso nel vedere quello che, non i fucecchiesi, ma i sant'andreini e lo dico sottolineandolo, perché anch'io sono sant'andreino, sono nato qui, perinsù e non peringiù.
Nel vedere che cosa hanno saputo fare di un cumulo di macerie, io non mai mi sarei immaginato, con tutta la fiducia che avevo per il mio amico Piero Malvolli mai mi sarei immaginato di poter con dei mezzi modesti arrivare a tanto e questo qui e veramente il frutto dell'amore delle cose della volontà e dell'attaccamento alla propria storia che hanno questi ragazzi, non hanno commesso un errore, quel palazzo e proprio quello là, non è che lo abbiamo contaminato come spesso capita in tutte le città d'Italia, non è che lo abbiano contaminato con altri elementi falsamente moderni e progressisti, no, hanno ricostruito proprio quel palazzo, questa è una cosa veramente straordinaria.
Di questa ricostruzione io sono contento anche dal punto di vista un po' egoistico perché è li che finalmente saranno riunite le mie poche cose...... poche cose perché sono un mio cattivo amministratore e non ho mai avuto costanza nel raccogliere e conservare, pensate che io non ho nemmeno tutti i miei libri.
Vengo di rado a Fucecchio, la scusa che trovo è che mi manca il tempo, non è proprio una scusa infondata perché faccio un mestiere che di tempo ne lascia poco, ma non è questo il punto, il motivo è che quando torno a Fucecchio, ripercorro le strade di Fucecchio e salgo verso il colle delle Vedute dove o passato la mia vita, io sono invaso da un senso di angoscia, che mi viene dal rimorso, il rimorso di non essere rimasto a Fucecchio.
Forse io avrei dovuto rimanere qui, i miei libri di storia avrei potuto scriverli anche qui, anzi meglio, si, e io dovevo seguire la sorte della mia gente, la quale sorte non è stata molto brillante perché io appartenevo a un ceto a delle persone le cui famiglie piano piano si sono spente, si sono anche un po' diciamo immiserite perché le condizioni sono cambiate, perché queste genti non ha avuto la capacità, la sveltezza di adattarsi ai tempi nuovi e quindi, per esempio, quando io vado alle Vedute, è là che sono cresciuto, io vedo una specie di giardino, dei ciliegi, che mi danno una profonda malinconia e allora io mi chiedo se non avessi fatto meglio a restare là e a difendere la Cappella dove sono sepolti i Bassi che sono stati anche loro la famiglia mia e di cui uno è stato per vent'anni Sindaco di Fucecchio.
A difendere quella Cappella dai crolli che ci sono stati, io dovevo difendere quel giardino, dovevo difendere quei boschi, mi viene questa angoscia, mi viene questo rimorso, ho sempre in testa l' idea di un racconto che vorrei scrivere e che non scrivo mai, ed è così, immaginazione di un mio ritorno alle Vedute e l'incontro con un altro me stesso quello che era rimasto là e che non lo lascerò mai. Credo che sarebbe un racconto bellissimo se sapessi scriverlo, ma forse non lo saprei scrivere, non lo so, in genere io ho la scrittura facile, bene, comunque io sono contento di lasciare a Fucecchio tutto quello che io ho, quello che ho potrebbe essere anche importante, in questo secolo sono stato testimone più completo come arco di tempo e come ricchezza di avvenimenti, sia chiaro, io non sono un protagonista degli avvenimenti, e mai ho voluto esserlo, ma come testimone credo di essere veramente valido, perché le ho viste tutte, non soltanto in Italia ma anche all'estero, si può dire che non me ne è sfuggito uno di grandi avvenimenti, ci sono stato dentro, credo di averli sempre capiti e credo anche di averli, un po' presuntuoso, sempre saputi spiegare; li ho sempre spiegati in modo che non si conciliavamo mai con le interpretazioni che venivano date dagl'altri e quindi mi sono sempre trovato nei guai, ma questi guai sono stati benefici, io sono stato contento di aver dato quelle interpretazioni perché i fatti hanno dimostrato che erano quelle vere anche se non erano quelle comode; ecco di questo nel mio lavoro, forse qualche fucecchiese, qualche sant'andreino che voglia studiare la storia di questi tempi ecco, là, nella fondazione forse potrà trovare qualche alimento, questo si, e se questo potrà giovare a qualcuno per chiarire questa storia, soprattutto la storia d'Italia, questa grande ignota perché nessuno la scrive, perché quelli che la scrivono, la scrivono soltanto per accreditare le proprie opinioni sulla storia e questo fa si che siano illeggibili.
Ecco io credo che questa storia d'Italia ho saputo guardarla con occhio forse un po' scettico, ma non si vive ottantaquattro anni come me in mezzo a tutti gli avvenimenti senza ad un a certo momento diventare un po' scettici perché ho visto troppi fallimenti per poter continuare a credere in alcune cose; credo solo nei grandi principi: bene e male, l'onestà è il resto... Adesso le do un dispiacere signor Sindaco, nelle ideologie io non ci credo, non e ' ho mai creduto, però non disprezzo affatto coloro che ci credono, ad ogni modo io le cose le ho guardate al di fuori delle ideologie, questo si, l'unico modo in cui uno storico le può guardare, ecco forse, nella mia opera e anche in quel po' di documenti che ho potuto salvare, alcuni dei quali contengono anche delle piccole rivelazioni, ecco le credo che se qualche sant'andreino vorrà dedicarsi a questi studi potrà trovare buoni elementi, sono felice oggi di aver visto dove andranno a finire le mie cose, modeste, non vi posso lasciar molto di più, perché contrariamente a quello che molti credono il successo in letteratura e nel giornalismo non significa ricchezza, io non mi lamento affatto, intendiamoci, campo benissimo, ma voglio dire ricchezze non ne ho accumulate e del resto quando incontro un giornalista ricco ne diffido, questo è un mestiere che non conduce alla ricchezza, può condurre al benessere, questo si ma....diffidate sempre dei giornalisti ricchi. Ecco, sarò contento, spero il più tardi possibile, di affidarvi queste mie cose, e be... si, lasciatemi campare ancora un po'.
E adesso voglio ringraziare anche don Idillio di avergli usurpato il posto, io in chiesa non avevo mai parlato, mi sento intimidito. sia perché parlo in chiesa, sia perché debbo subire il confronto con uno dei pochi parroci che parlano veramente bene in Italia e quindi forse nel sentire la piccola predica mia mi avrà anche disprezzato ma non condannato all'inferno, almeno lo spero...
 
(Tratto da: Il Paese - maggio 1993)
 
foto di G. Pierozzi
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