capitolo9 - STORIA di FUCECCHIO FATTI, PERSONAGGI ED EVENTI - di Mario Catastini a cura di Giacomo Pierozzi

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CAPITOLI
IX

FUCECCHIO SOTTO IL GOVERNO DEMOCRATICO DI FIRENZE
1343-1382


Dopo la cacciata del Duca di Atene, Firenze fu lacerata da una serie di lotte tra il popolo grasso (sostenuto dalla famiglia degli Albizzi) e il popolo minuto (sostenuto dalla famiglia dei Ricci) che portarono ad un governo sempre più democratico.
In questo periodo del Governo democratico Firenze riprese la sua politica di espansione in Toscana.
Firenze combatté una guerra contro Pisa (1362-1364) la quale aveva tolto a Firenze i privilegi commerciali precedentemente concessi nel suo porto e riuscì a farseli confermare. Firenze combatté anche una guerra contro lo stato Pontificio, la guerra degli Otto Santi (1375-1378), conclusa con la restituzione delle terre sottratte alla Santa Sede.
Nel 1345 un’armata di 800 fanti pisani di guarnigione a Ceruglio era di passaggio nelle nostre Cerbaie.
Dalla cima di queste colline i comandanti degli 800 fanti videro il castello di Fucecchio e decisero di assalirlo per poi saccheggiarlo.
L’impresa non sembrò loro difficile, tenuto conto che il numero dei terrazzani preposti alla difesa del castello di Fucecchio doveva essere decisamente inferiore a quello dei fanti pisani.
I Pisani lasciarono le Cerbaie e puntarono decisi sul nostro castello. Lo assalirono con una certa sicumera. Furono respinti. Lo cinsero allora d’assedio.
I nostri terrazzani, per niente spaventati, ruppero immediatamente quell’assedio passando alla controffensiva.
I Pisani vennero messi in fuga.

1345 - I Della Volta vennero confinati e poi riammessi a Fucecchio

Il 27 aprile 1345, i Della Volta, una potente consorteria di Fucecchio, tentarono con l’aiuto di altri fuoriusciti e di alcuni magnati di S. Miniato di rovesciare il governo locale allo scopo di conseguire due obiettivi precisi:
- staccare Fucecchio dal dominio fiorentino stracciando l’atto di sottomissione sottoscritto a Firenze nel 1330;
- cacciare da Fucecchio la consorteria rivale dei Simonetti.
Il nostro comune riuscì a mandare dei messi a Firenze per richiederne l’intervento militare.
Il giorno dopo, il 28 aprile, giorno di S. Vitale, giunsero a Fucecchio le truppe fiorentine che riportarono una facile vittoria sui Della Volta i quali, a stento, riuscirono a fuggire.
Per solennizzare questa vittoria il Consiglio Comunale di Fucecchio, con delibera del 5 aprile 1346, istituì la festa di S. Vitale da celebrarsi ogni anno il 28 aprile. Nella delibera vennero elencate norme rigorose e particolareggiate inerenti ai festeggiamenti.
Fu inoltre finanziata la realizzazione di due affreschi raffiguranti la storia di S. Vitale:
- uno doveva essere eseguito sulla torre del palazzo comunale;
- l’altro doveva essere eseguito o nell’abbazia di S. Salvatore o nella Pieve di S. Giovanni.
Questa festa, però, durò pochissimi anni.
I Della Volta riuscirono a scampare al capestro dandosi alla fuga, ma non si dichiararono vinti. E tanto brigarono che riuscirono ad indurre il Comune di Fucecchio a riammetterli dentro le mura e a riconsegnare loro tutti beni che erano stati loro confiscati.

1345 - Assedio respinto

Nell’estate del 1345 i Pisani di guarnigione a Ceruglio, passando per le Cerbaie, piombarono su Fucecchio con l’intenzione di saccheggiarlo. I soldati della guarnigione non si lasciarono intimorire: affrontarono il nemico e lo costrinsero ad una fuga precipitosa.
Firenze protestò contro Pisa. I pisani si scusarono e fecero ricadere la colpa dell’assedio di Fucecchio sull’indisciplina dei loro fanti.

1350 - Massarella: Il secondo esodo

La vita, a Massarella, sembrò rifiorire dopo che si era unita a Fucecchio diventandone una parte (frazione) nel 1309.
Godeva della protezione militare di Lucca cui era affidato anche l’esercizio della Giustizia tramite i suoi podestà, i suoi vicari e i suoi giudici.
Nel 1314 Lucca subì il colpo di stato di Uguccione della Faggiola che ne diventò il Signore. Trecento famiglie guelfe furono costrette ad abbandonare la città. Moltissime di queste famiglie si rifugiarono a Fucecchio e, fra queste, anche quella del capo del partito dei guelfi. Fucecchio, solidale con i rifugiati lucchesi e fedele alla sua matrice guelfa non riconobbe la Signoria di Uguccione.
Uguccione della Faggiola e, due anni dopo, il nuovo Signore di Lucca, Castruccio Castracani, non ci perdonarono mai questo nostro dichiarato atteggiamento di non sub-alternanza. Uguccione, prima e Castruccio, poi, tentarono ripetutamente di conquistare Fucecchio, anche con la connivenza della fazione ghibellina del nostro paese o con il tradimento di alcuni prezzolati terrazzani: non ci riuscirono.
Dal 1314 al 1330, l’anno in cui ci sottomettemmo a Firenze, rimanemmo militarmente scoperti. Ne fecero le spese soprattutto gli ex comuni rurali sui quali si abbatté la furia vendicatrice e distruttrice di Castruccio Castracani.
Cappiano, Torre e anche Massarella furono ripetutamente messe a ferro e a fuoco. Castruccio ne volle cancellare anche la memoria storica dando alle fiamme tutti gli atti amministrativi del periodo in cui si erano costituiti in liberi Comuni Rurali.
Molti massigiani, terrorizzati dalla furia devastatrice di Castruccio, abbandonarono il loro castello e si rifugiarono a Fucecchio.
Dopo la morte di Castruccio (1328) i massigiani superstiti conobbero la sciagura delle epidemie di peste e della carestia (1350).
E allora anch’essi lasciarono per sempre il loro amato castello.
A Massarella non rimase nessuno. E tutto andò in rovina.

1353 - Festa del Primo Maggio

Dall’inizio del presente secolo, il Primo Maggio è la festa dei lavoratori.
A Fucecchio, in questo ultimo cinquantennio, era dato per sottinteso che soltanto coloro che avevano la tessera del Partito Comunista Italiano o quella del Partito Socialista Italiano potevano fregiarsi della qualifica di lavoratori: gli altri venivano considerati dei rinnegati borghesi o addirittura dei fascisti. I lavoratori non comunisti erano dunque costretti a trascorrere questa festa o nell’Aventino della propria abitazione o in qualche località turistica. La festa prevedeva un corteo per le vie cittadine preceduto dalla banda ed un comizio che si teneva in piazza Montanelli. Sui trattori che sfilavano nel corteo venivano issati grandissimi pannelli illustrati recanti rivendicazioni sindacali, critiche ai padroni e slogan contro il Governo ladro.
Al tempo dei Comuni, nel 1353, i giovani, la mattina del Primo Maggio, mettevano davanti agli usci della propria abitazione o davanti a quelli delle case delle ragazze corteggiate alberi, piantine o addirittura rami.
I doni avevano il sapore dei voti augurali.
Questa usanza venne proibita dallo Statuto comunale del 1560.

1374 - Chiesa di S. Donnino

La chiesa di S. Donnino martire apparteneva alla Compagnia di S. Giovanni Battista.
Questa Compagnia disponeva anche di una sua sede, di un ospedale, di un appartamento per il suo guardiano e di un cimitero.
L’ospedale, la sede e l’abitazione del guardiano si trovavano nel fabbricato attualmente adibito a canonica della Collegiata.
Della Chiesa di S. Donnino è stata conservata soltanto la parte superiore, contigua alla sagrestia della Collegiata e utilizzata come Sala Capitolare fino al 1867 e successivamente come Sala Parrocchiale. In essa possiamo ancor oggi ammirare la bella volta a botte affrescata fra il 1717 e il 1718 da Domenico Bamberini.
L’affresco della volta raffigura L’Eterno con Cristo gli Angeli e i Santi. In una nuvoletta sorretta da un angelo il Bamberini vi dipinse Fucecchio così come si presentava all’inizio del 1700.
Il pavimento dell’attuale sala parrocchiale, realizzato tra il 1784 e il 1787, non corrisponde a quello della chiesa di S. Donnino che si trovava allo stesso livello del piano terra dell’attuale canonica.
La chiesa di S. Donnino risale al 1374.
La volta vi venne realizzata soltanto nel 1653.
La chiesa era dotata di Organo e vi faceva spicco una bellissima pala di S. Giovanni Battista che ancor oggi possiamo ammirare nella Cappella Battesimale della Collegiata.
Questa Chiesa venne chiusa al culto nel 1783, l’anno in cui venne soppressa anche la Compagnia di S. Giovanni Battista.

SAN DONNINO MARTIRE
Donnino rimase vittima dell’ultima persecuzione contro i cristiani ordinata da Massimiano all’inizio del IV secolo dopo Cristo.
Donnino fu catturato e martirizzato sulla Via Claudia.
Secondo la leggenda il nostro martire, dopo essere stato decollato, avrebbe raccolto la propria testa e l’avrebbe portata al di là del fiume Sisterio nel luogo che egli si sarebbe scelto per sepoltura.

A Fucecchio veniva festeggiato solennemente il 12 ottobre.

1374 - Compagnia di S. Giovanni Battista

Questa Compagnia, di cui è documentata la presenza a partire dal 1374, veniva chiamata anche dei Frustati neri.
I confratelli, infatti, indossavano come divisa una cappa nera e, durante la processione del Venerdì Santo, si frustavano a vicenda per rendere evidenti le sofferenze di Gesù Cristo quando, sotto il peso della croce e sferzato dalle frustate dei soldati romani, fu condotto sul monte Calvario.
I confratelli gestivano un ospedale dove venivano ricoverati gratuitamente gli ammalati miserabili.
L’ospedale si componeva di due stanze: una per le donne e una per gli uomini.
L’ospedale si trovava nel fabbricato dell’attuale canonica della Collegiata, in Piazza Garibaldi. Tutto il fabbricato appartenne fino al 1783 alla Compagnia. In esso, oltre all’ospedale, c’erano la sede e la chiesa, con cimitero, della Compagnia. La chiesa era intitolata a S. Donnino. La Compagnia e la chiesa vennero soppresse nel 1783.
La struttura organizzativa della compagnia comprendeva: 1 priore; 2 Operai (amministratori delegati); una dozzina di consiglieri; 2 paciali; 2 infermieri; 1 maestro per novizi; 2 accompagnatori con torcia; 2 accompagnatori con lanternone; 4 accompagnatori al baldacchino; 2 mazzieri; 1 sagrestano; 1 crocifero.
Gli affiliati, nel 1600 e nel 1700, erano 400.

1374-1788 - OPA (opera o consiglio di amministrazione)

Nel 1321 la Chiesa di S. Salvatore, officiata dai padri francescani conventuali, minacciava di rovinare. Allora le magistrature comunali ed il popolo, riconoscendo per loro protettore e difensore il SS Nome del Salvatore, deliberarono di deputare altri due Operai -ve ne erano già due - “perché si preoccupassero di amministrare tutto il luogo e cioè il DORMITORIO, la LOGGIA, la SAGRESTIA e l’INFERMERIA dando loro le RENDITE dei lasciti, delle limosine e dei legati”.
Ai quattro Operai venne quindi affidata l’amministrazione dei beni sia della chiesa di S. Salvatore sia della Compagnia del Corpus Domini che venne soppressa il 12 settembre 1699.
Il 14 febbraio 1374 il Consiglio Generale del Comune di Fucecchio decise do fondare un Luogo Pio denominato Opera del Comune o più semplicemente OPA. L’Opera del Comune era in effetti un Consiglio di Amministrazione al quale erano demandati due compiti fondamentali:
1- l’amministrazione delle ENTRATE e delle USCITE del Monastero di S. Salvatore;
2- la manutenzione e l’abbellimento delle chiese di S. Salvatore e della Pieve di S. Giovanni Battista.
Il Consiglio di Amministrazione, l’OPA, era formato da 4 Operai, uno dei quali esercitava il ruolo del Camarlingo.
L’elezione del camarlingo prevedeva un cerimoniale tutto particolare che si svolgeva all’aperto e quindi dinanzi al popolo come testimoniato da un documento risalente al 1606.
Il primo gennaio 1606 gli Operai dell’Opa si misero seduti sotto l’immagine di S. Cristoforo ed elessero, secondo la consuetudine, il nuovo camarlingo (tesoriere).
L’immagine di S. Cristoforo si trovava sulla facciata della Cancelleria (palazzo comunale) che all’epoca si trovava di fronte al Palazzo Pretorio.
La cerimonia pubblica dell’elezione del Camarlingo era molto gradita alla nostra popolazione che poteva così prendere parte attiva alla vita religiosa e civile del nostro paese. Proprio nel 1606 l’OPA fece ammattonare il chiostro del monastero e fece ridipingere al pittore fucecchiese Aringhieri gli stemmi granducali presenti nella chiesa di S. Salvatore.
Il 19 settembre 1788, dopo quattro lunghi secoli di vita, l’OPA venne soppressa dal granduca di Toscana Leopoldo I. Con il motuproprio di soppressione, il granduca ordinava che le ENTRATE, i DIRITTI e le RAGIONI dell’OPA venissero incamerati dal Capitolo della Collegiata (Il Capitolo era il Consiglio di Amministrazione della Collegiata formato da 10 canonici) oberato dalle ingenti spese legate alla ricostruzione della Collegiata. L’incameramento dei beni dell’OPA avrebbe portato un po’ di denaro liquido nelle casse asciutte del Capitolo.
L’8 gennaio 1790 entrò in vigore la soppressione dell’OPA.
Il 2 giugno 1790 venne rogato il contratto di cessione di tutti gli arredi ed argenti dell’OPA al Capitolo della Collegiata.

1375 - Compiti del notaro Ser Giovanni Balducci

Quali erano i compiti specifici di un notaro del 1300?
Essi furono enumerati in una lettera inviata al nostro Comune nel 1375 dal notaio comunale Ser Giovanni Balducci:
1- deve annotare le riforme, le cause civili e criminali;
2- deve far fede degli esercizi pubblici esercitati bene e legalmente;
3- deve tenersi una guardia del corpo da cambiare una volta al mese;
4- deve registrare in un libro le deliberazioni, le provvigioni, le elezioni e tenere altri due libri per annotarvi le entrate e le uscite del Comune tenendone uno presso il Comune e uno presso di sé;
5- deve inoltre registrare in un libro gli arresti, le denunzie, le condanne, i danni;
6- non deve mangiare o bere con fucecchiesi e non deve assentarsi dal paese;
7- deve sedere ogni giorno al banco di giustizia e scriverne gli atti;
8- deve fare una ricognizione al mese ai muri, alle bertesche e agli steccati per segnalare le riparazioni da effettuare;
9- deve registrare le spese per gli operai comunali.

Il notaro veniva eletto e rimaneva in carica 6 mesi.

1377 - Fucecchiesi inadempienti

Il 29 novembre 1377 gli Otto di Guardia e di Balia di Firenze scrisse al comune di Fucecchio affinché provvedesse all’alloggio di 300 soldati, alle stalle per altrettanti cavalli e all’ospitalità dei commissari incaricati di accompagnare la brigata di Giovanni Acuto, capitano di ventura al soldo dei fiorentini. Giovanni Acuto doveva presidiare il castello di Fucecchio.
Nonostante la perentorietà degli ordini contenuti nella loro missiva, gli Otto di Balia non ignoravano la inveterata consuetudine fucecchiese all’inadempienza. Consapevoli di ciò, il giorno dopo, e cioè il 30 novembre 1377, i Priori delle Arti e il Gonfaloniere di Giustizia scrissero un’altra lettera, molto pepata, al nostro Podestà.
“..........................................Ora vi comandiamo che di presente ubbidiate tutti li commissari de’ nostri Otto di Balia pienamente per modo che più non bisogni ve ne scriviamo sopra: sapendo che se voi disubbidirete, senza avere di voi nessuna misericordia, vi puniremo per tal maniera che fia tremore e paura de’ vostri figlioli.......................”
I nostri amministratori, di fronte a simili minacce, capitolarono.

1377 - Segnaletica medioevale

Nel Medioevo non esistevano né il telegrafo né il telefono né la radio ricetrasmittente. Esistevano, però, le guerre che erano frequentissime. Per far fronte ai nemici non sempre erano sufficienti le mura, i fossati, gli steccati, le torri. Non bastava chiudere le porte e sollevare i ponti levatoi. Occorrevano, invece, gli aiuti militari dei paesi amici vicini.
Come o cosa si doveva fare per comunicar loro il nostro bisogno di aiuto? Non sempre era possibile mandare nei paesi vicini delle staffette a piedi o cavallo. E anche quando ciò era possibile, le staffette potevano essere catturate o uccise. E allora?
I nostri antenati usarono lo stesso sistema degli indiani d’America: le FUMATE di giorno e i FUOCHI di notte.
Sette anni dopo la istituzione del Vicariato fiorentino di S. Miniato di cui faceva parte anche il comune di Fucecchio, in data 1° settembre 1377 vennero addirittura fissate le cinque REGOLE per le segnalazioni fra la rocca di S. Miniato e quelle degli altri comuni del Valdarno Inferiore.
LE REGOLE
1- Quando la rocca di S. Miniato fa un fuoco di notte o una fumata di giorno, i comuni del Vicariato stiano all’erta.
2- Se la rocca di S. Miniato farà due fuochi di notte o due fumate di giorno, ogni comune mandi a S. Miniato i soldati prescritti.
3- tre fuochi di notte o tre fumate di giorno prescrivono che siano mandate al Vicario di S. Miniato tutte le persone atte al combattimento, fatta eccezione per i soldati di presidio alla rocca.
4- un fuoco notturno di mezz’ora o un’analoga fumata di giorno indicano pericolo imminente e prescrivono che anche i terrazzani (difensori delle mura) si portino all’interno della loro rocca.
5- A conferma della ricezione dei segnali partiti da San Miniato, ogni comune deve fare un fuoco di notte o una fumata di giorno.


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