capitolo10 - STORIA di FUCECCHIO FATTI, PERSONAGGI ED EVENTI - di Mario Catastini a cura di Giacomo Pierozzi

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CAPITOLI
X

FUCECCHIO SOTTO IL GOVERNO OLIGARCHICO DI FIRENZE
1382 - 1434


Nel periodo del governo oligarchico (potere esercitato da un gruppo di potenti e ricche famiglie con a capo quella degli Albizzi) Firenze continuò più energicamente la sua politica di espansione in Toscana.
Firenze riuscì ad acquistare per denaro la città di Arezzo(1384); riuscì a difendersi contro Gian Galeazzo Visconti; riuscì ad acquistare da un figliastro di Gian Galeazzo la città di Pisa (1406).
E così, all’inizio del 1400, Firenze aveva quasi condotto a termine l’unificazione politica della Toscana.

1383 - Salvucci Giovanni, fucecchiese, vescovo di Lucca

Giovanni Salvucci era un frate fucecchiese dell’ordine francescano dei conventuali. Faceva parte della comunità francescana del monastero di S. Salvatore di Fucecchio.
Dottore in Sacra Teologia e famoso predicatore, nel 1380 venne nominato vescovo di Gerusalemme da papa Urbano IV.
Su pressione dei governanti lucchesi, preoccupati del grave disordine morale e spirituale provocato forse dall’incuria dei precedenti vescovi troppo dimentichi della salute spirituale dei figli, papa Urbano IV nel 1383 nominò il nostro padre Giovanni Salvucci vescovo di Lucca.
Durante le festività natalizie del 1387 il vescovo fucecchiese si incontrò col papa Urbano IV. Al papa, monsignor Salvucci descrisse in dettaglio la situazione religiosa di Fucecchio di per sé molto preoccupante per lo stato di anarchia quasi assoluta derivante dall’applicazione del privilegio Nullius Diocesis del 1085.
Monsignor Salvucci cercò di convincere il papa ad abrogare il privilegio e ad inserire la ecclesia di Fucecchio sotto la diocesi di Lucca. Il papa non poté accogliere le richieste del vescovo di Lucca perché non voleva irritare Firenze, grande nemica di Lucca E non si poteva trascurare il fatto che Fucecchio si era sottomesso a Firenze dal 1330.
Monsignor Salvucci si mise l’animo in pace e si dedicò esclusivamente alla riforma dei costumi lucchesi e al restauro del palazzo episcopale.
Morì nel 1393, dieci anni dopo essere stato nominato vescovo di Lucca.

1388 - Chiesa della Madonna della Croce

Questa chiesa si trovava nell’attuale Auditorium della Casa del Poggio detta anche Scuola di Catechismo.
In questo locale è documentata, a partire dal 1108, la presenza di un ospizio per poveri e pellegrini denominato Ospedale dei poveri di S. Maria.
In seguito, il locale dell’Ospedale dei poveri di S. Maria diventò la chiesa della Compagnia della Madonna della Croce attestata da un documento del 1388.
Questa chiesa venne chiusa nel 1783 in seguito alla soppressione della Compagnia che ne era proprietaria.
La chiesa venne ridotta a tinaia quando, nel 1810, ne divennero proprietarie le clarisse del monastero di S. Salvatore.
Della ex chiesa della Madonna della Croce diventò proprietaria nel 1874 la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia.
La Misericordia ripristinò, nella tinaia, la propria chiesa, intitolata alla Madonna di Piazza, il 24 gennaio 1876.
La medesima chiesa, il 1° febbraio 1917, venne intitolata alla Madonna di Lourdes.
Fra il 1945 e il 1948 la chiesa della Misericordia venne ridotta a Sala Parrocchiale, della Collegiata, con palcoscenico e schermo per la proiezione di pellicole.
Dal 1969 al 1989 la ex chiesa della Madonna della Croce venne ridotta a Museo Civico.
Il 7 ottobre 1990, in seguito all’acquisto di tutto il fabbricato da parte della parrocchia della Collegiata, nel locale che ospitava il Museo Civico è stato inaugurato l’Auditorium della Casa del Poggio.

1388 - Compagnia della Madonna della Croce

A partire dal 1200 si comincia ad indicare nei documenti l’ospedale di S. Maria e poi della Madonna della Croce. E’ presumibile che già fin da allora esso fosse gestito da una omonima Compagnia.
La presenza della Compagnia della Madonna della Croce è attestata invece dai documenti a partire dal 1388.
Essa era conosciuta anche con la denominazione di Compagnia dei Frustati Bianchi per due ragioni:
I confratelli indossavano, come divisa, una cappa bianca; era invalsa poi l’usanza che in occasione della processione della Settimana Santa i confratelli si frustassero a vicenda per “mettersi meglio nei panni di Gesù” mentre percorreva la Via Dolorosa per il Calvario.
La Confraternita nel corso dei secoli XV e XVI diventò una delle più attive e popolari.
All’inizio del 1600 contava ben 500 iscritti che svolgevano un’intensa attività religiosa e caritatevole.
Tra gli obblighi a cui la Compagnia era tenuta per antichissima consuetudine vi erano infatti, oltre a quelli liturgici (Messe, uffici funebri, processioni, suono di campane e fiaccolate), anche quelli di carattere assistenziale:
- fornire le cappe ai confratelli poveri;
- visitare gli infermi indigenti e sostenerli con “polli, confectione, carne e denari”;
- donare una dote alle fanciulle che non ne disponevano;
- offrire una colazione in “coena Domini” il Giovedì Santo;
- elargire, di Quaresima, 12 staia di grano ai poveri “affinché possano governarsi dell’anima”;
- elargire elemosine straordinarie in occasione di pubbliche calamità (epidemie, carestie, terremoti, alluvioni).
Se a Fucecchio, nel 1500, fossero venute a mancare le Compagnie della Madonna della Croce e di S. Giovanni Battista, moltissimi poveri sarebbero morti di fame o di malattia perché il Comune non era in grado di fornir loro né un sussidio né un posto letto.
I confratelli non operavano, però, soltanto in campo religioso ed assistenziale. Essi commissionavano addirittura le opere d’arte per abbellire la loro chiesa. Infatti, nel 1492 il pittore Francesco Botticini dipinse per la Confraternita una Madonna col Bambino e i Santi che viene ora conservata al Metropolitan Museum of Art di New York.
La struttura organizzativa della Confraternita comprendeva: un priore o cappellano; 12 consiglieri; due amministratori; uno scrivano e un camarlingo.
Essa disponeva anche di una sede posta nell’attuale fabbricato della Casa del Poggio, quello a destra della chiesa di S. Salvatore sul Poggio Salamartano.
Al piano terra della sede c’erano la chiesa e il guardaroba della Compagnia; al primo piano c’erano gli uffici dei dirigenti e al secondo piano c’era l’appartamento del custode.
Grazie ai lasciti di privati cittadini la Compagnia era proprietaria di molti beni immobili che le consentivano una RENDITA annua veramente cospicua.
Nel 1783, per effetto delle riforme di Leopoldo I granduca di Toscana, la Compagnia della Madonna della Croce venne soppressa. I beni della Compagnia furono incamerati, per volontà granducale, dal Capitolo della Collegiata che li utilizzò per sostenere le spese per l’erigenda Collegiata che venne inaugurata il 3 ottobre 1787.

1389 - L’amministrazione delle Cerbaie

Le colline delle Cerbaie ricche di pascoli e di boschi avevano da sempre creato grossi problemi sui comuni che vi vantavano proprietà fondiarie – Fucecchio. S. Croce, Castelfranco Galleno, Orentano, Staffoli.
Le vertenze furono sempre risolte con dei Lodi.
Quello del 1368 assegnava a Fucecchio l’uso dei pascoli delle Cerbaie situati ad est della strada che dal ponte di S. Croce sull’Usciana porta verso Pescia. I pascoli ad ovest della suddetta strada fino al lago di Sesto erano assegnati a S. Croce e Castelfranco. Fucecchio era obbligato, per la durata di 20 anni, ad accordare a S. Croce e a Castelfranco il permesso di spingere il loro bestiame nei pascoli di Fucecchio purché pagassero un canone annuo di sei fiorini per ciascuno. Il Lodo del 1389 confermò il precedente, ma portò a 25 anni la concessione del diritto di pascolo nella zona di pertinenza fucecchiese, purché pagassero un canone annuo di 10 fiorini per ciascuno.
Nessuno poteva tagliare legna nelle Cerbaie senza il permesso che doveva essere accordato dai comuni di Fucecchio, S. Croce e Castelfranco.
Nel 1389 il Comitato dei Sei, eletto per redigere i Regolamenti sui pascoli delle Cerbaie nel 1386, venne integrato “pro tempore” da un altro Comitato formato dai migliori uomini della Comunità i quali dovevano provvedere alla manutenzione e alla difesa delle Cerbaie.
I sei membri del Comitato integrativo avevano il potere di attingere direttamente alle casse del Comune; nessuno poteva impedirglielo.

1400 - Peste, ennesima epidemia

La peste era un flagello ritornante per le nostre popolazioni.
Anche l’inizio del nuovo secolo, il 1400, ci regalò una ennesima epidemia di peste.
Il primo anno del secolo fu reso ancor più drammatico dalle liti fra popolo minuto e notabili del paese, fra il Monastero di S. Cristiana di S. Croce sull’Arno e il nostro Comune a causa di certe linee di confine.
Come se la peste e le liti non bastassero, serpeggiava nella nostra popolazione la paura parossistica che Giangaleazzo Visconti, duca di Milano in guerra contro la Repubblica di Firenze, devastasse anche il nostro paese e le nostre campagne. Questa paura, per nostra fortuna, venne cancellata dalla peste che uccise anche il tanto temuto Giangaleazzo Visconti.

1400 - Oratorio della Vergine delle cinque vie

A partire dal 1484 è documentata la presenza di un piccolo Oratorio, di proprietà comunale, nel luogo dove oggi si trova la chiesa della Vergine ed in corrispondenza dell’altar maggiore della medesima.
In questo Oratorio veniva venerata una graziosa immagine della Madonna affrescata da ignoto pittore.
Questo Oratorio veniva chiamato delle 5 vie perché si trovava all’incrocio di 5 strade: Via della Rocca; Via dei Fossi (Corso Matteotti); Via di Cerreto Guidi; Via del Montello; Via di Stabbia.
Dal 1500 al 1600 la devozione del popolo nei confronti della Vergine delle 5 Vie andò sempre più crescendo a causa delle numerose grazie che i fedeli ne ricevevano. E per effetto delle numerose grazie l’Oratorio veniva considerato addirittura un santuario.
L’Oratorio-santuario veniva frequentato dalle persone di paese e da quelle delle vicine campagne. Soprattutto di domenica le persone venivano all’Oratorio per invocare l’aiuto della Madre di Dio e per cantare le laudi in suo onore.
Nel 1608, per volontà di 15 persone fucecchiesi, l’Oratorio venne ingrandito e diventò la chiesina della Vergine delle 5 Vie o della Misericordia.


1400 - La prima Cancelleria

Con il vocabolo CANCELLERIA veniva indicato fino al 1800 il palazzo comunale detto anche municipio.
Del primo palazzo comunale demolito nel 1698 esistono tre illustrazioni acquerellate, giacenti nell’Archivio di Stato a Firenze, ed altrettante riproduzioni fotostatiche esposte nella sede della Fondazione Montanelli-Bassi in via Guglielmo San Giorgio.
E’ presumibile che il fabbricato della prima cancelleria fucecchiese, posta davanti al Palazzo Pretorio, risalga al 1400.
La facciata della Cancelleria presentava un grande affresco di S. Cristoforo protetto da una tettoia, una cunetta dov’era sistemata la Madonna della peste detta anche Madonna di Piazza e, al centro, in alto, una meridiana. Dietro la facciata si innalzava la torre dell’orologio pubblico.
Per quanto concerne questo edificio abbiamo una descrizione dettagliata sia dell’Ufficio sia dell’abitazione del cancelliere - il segretario comunale - risalente al 10 novembre del 1647.
Entrando per la porta centrale si accedeva in un andito dove si aprivano due finestre. Questo andito-ingresso dava l’accesso sia all’Ufficio sia all’appartamento del cancelliere. Le stanze dell’appartamento del cancelliere erano dislocate in quattro piani.
Poiché fin dal 1650 la torre dell’orologio pubblico ed il fabbricato della cancelleria minacciavano rovina vennero entrambi demoliti:
- la torre dell’orologio venne demolita nel 1684;
- la cancelleria e le case retrostanti vennero demolite a partire dalla fine del 1697 come prescritto dalla delibera comunale del 21/9/1697 che prevedeva anche la realizzazione di una piazza molto più grande di quella preesistente.

1401 - Evasione fiscale

Ogni anno il nostro Comune doveva pagare a Firenze una tassa sulle Cerbaie.
Nel 1401 il nostro Comune non poté pagare quella tassa perché le nostre casse erano letteralmente vuote.
Un anno prima anche il nostro paese era stato colpito dalla peste ed i provvedimenti per contenerla e combatterla avevano prosciugato una buona parte delle nostre risorse.
Oltre all’epidemia pestilenziale, il nostro Comune aveva dovuto far fronte alle frequenti scorrerie di Gian Galeazzo Visconti, nemico di Firenze ed alleato di Lucca e di Pisa. Le devastazioni operate nelle nostre campagne e nelle nostre Cerbaie erano state particolarmente onerose.
Per far fronte ad eventuali attacchi del Visconti eravamo stati costretti a spendere somme cospicue per rafforzare la ROCCA e le MURA del paese.
Gian Galeazzo non attaccò il paese perché vi regnava la peste e lui non ne voleva rimanere contagiato. Ed invece il povero Visconti morì proprio di peste a Marignano.
Firenze, nel 1401 ci denunciò accusandoci di evasione fiscale perché non avevamo pagato la tassa sulle Cerbaie.
Fucecchio avanzò ricorso legale adducendo queste due motivazioni:
- Firenze non aveva esibito le prove della nostra evasione;
- il Comune di Fucecchio non aveva nemmeno una lira perché la peste e le scorrerie di Gian Galeazzo Visconti ci avevano “messo a terra”.
Il 27 novembre 1401, Matteo di Landino e Matteo di Niccolò, ragionieri delle Gabelle di Firenze, annullarono la denuncia di evasione fiscale a carico del nostro comune.

1408 - Papa Gregorio XII pernotta a Fucecchio

La presenza di un papa, sia pure temporanea, dà molto lustro ad un paese. Fucecchio, che già aveva ospitato re ed imperatori, ebbe l’onore, nel 1408, di ospitare per una notte papa Gregorio XII, al secolo Angelo Corter (1325-1417).
La sera del 14 luglio 1408, papa Gregorio XII, proveniente da Lucca e diretto a Siena, si fermò a Fucecchio con tutta la sua corte per pernottarvi.
Per tutto il percorso era stato scortato dai soldati fiorentini. Firenze infatti aveva messo a disposizione del papa il signor Rinaldo degli Albizi perché provvedesse a rendere comodo, sicuro e tranquillo il viaggio del Papa.
Il papa vene ricevuto dai notabili fucecchiesi, Pietro Pitti, Giovanni Salviati, Arrigo Bandinelli e Simone Strozzi.
All’alba Gregorio XII ripartì diretto a Castelfiorentino. Pochi furono i fucecchiesi che ebbero modo di vedere questo papa che un anno dopo venne defenestrato dal Concilio di Pisa.
A papa Gregorio XII, nel 1409, subentrò papa Alessandro V.

1412 - Valdarno e Valdinievole in conflitto

Quando il Valdarno e la Valdinievole passarono entrambe sotto la protezione comune di Firenze lo stato di conflittualità fra i castelli delle due valli si fece ancora più critico.
Le ambascerie dei castelli delle due valli andavano continuamente a perorare le loro cause a Firenze:
- i castelli del Valdarno volevano tenere alte le pescaie (sbarramenti) di Cappiano per poter tenere sempre in funzione i loro mulini e le loro segherie;
- i castelli della Vadinievole volevano che le pescaie venissero tenute sempre basse perché i loro poderi non venissero allagati dalle acque del Padule.
Firenze fece abbattere per 5 volte gli sbarramenti e i mulini lungo l’Usciana, ma per altrettante volte sbarramenti e mulini vennero riattivati.
Visto che Firenze non ce la faceva da sola a garantire la giustizia, le due parti cercarono di farsela da se stesse con guerre vere e proprie e con incursioni devastatorie.
Il 24 giugno 1343, il giorno della festa di S. Giovanni, gli uomini di Fucecchio alleati con quelli della Valdinievole si scontrarono duramente con quelli di S. Croce, Castelfranco e Montopoli a causa di una pescaia che aveva provocato ristagni d’acqua lungo il corso superiore dell’Usciana.
Anche nel 1412 si verificò una sanguinosa battaglia: gli uomini della Valdinievole disfecero le pescaie e i mulini di Cappiano e di S. Croce. Per documentare questa loro impresa vittoriosa gli uomini della Valdinievole portarono via, come trofeo, le catene delle cateratte che furono poi appese - e ci sono ancor oggi - sulla facciata della chiesa di Borgo a Buggiano.

1415 - Rocca in disarmo

La rocca di Fucecchio, diventata operativa nel 1330, ebbe una notevole importanza militare finché rimase una rocca di confine della Repubblica di Firenze.
A partire dal 1399 la nostra rocca non costituì più l’ultimo baluardo fiorentino contro Lucca. Il nostro posto venne preso da Altopascio, conquistato da Firenze proprio nel 1399.
L’espansione territoriale di Firenze le fece assumere nel volgere di pochi decenni dimensioni regionali.
Dopo la conquista di Arezzo (1384), aveva conquistato Pisa (1406) e Cortona (1411), Fucecchio non si trovava più nella linea di confine della madre patria, bensì all’interno dell’area fiorentina. Per questa ragione il 14 febbraio 1415 le autorità fiorentine affidarono la rocca alla custodia del comune di Fucecchio che poteva concederla addirittura in affitto a privati che ne avessero avanzata richiesta purché si fossero impegnati a rispettare certe condizioni a garanzia dell’efficienza e della integrità dei fabbricati. La concessione sarebbe stata assegnata tramite gara di INCANTO al maggiore offerente.
Il primo affittuario fu Simone di Maestro Tommaso che vinse la gara di incanto, nel 1416, con 1’offerta di 9 lire e 14 soldi per ogni semestre di affitto. La durata del contratto di affitto fu fissata in dieci anni.

1416 - Rocca: gli altri affittuari

In questo periodo, dal 1416 al 1643, il castello di Fucecchio cambiò fisionomia:
Sparirono le mura castellane, sparirono i fossi (fossati), i ponti levatoi e quasi tutte le torri ad eccezione di quella di S. Andrea in fondo a via Castruccio. Rimase quasi intatta la rocca.
La nostra fortezza, a partire dal 1415 venne utilizzata come magazzino da parte di coloro a cui veniva concessa in affitto.
Fra i numerosi affittuari ci piace ricordare Giovan Battista Capponi di Firenze, il fattore delle possessioni granducali di Stabbia, donna Maddalena Cortesi e la Commenda di Altopascio (1591).
Ma intanto anche le mura della rocca non sfuggirono all’opera di demolizione più o meno clandestina che caratterizzò il periodo in esame. Da un documento dei 3 giugno 1 573 risulta che ”le genti di Fucecchio lavorando le piagge circostanti la rocca, non hanno esitato a sottrarre mattoni alle mura che via via andavano in rovina, tanto che dei mattoni rovinati si sono serviti per murare le loro case”.
Il 18 marzo 1643, Bartolomeo e Neri, figli del marchese Corsini, dopo aver acquistato per 70.000 scudi la Fattoria di Fucecchio venduta dal granduca Ferdinando II, ricevettero in affitto dallo scrittoio delle Reali Possessioni l’area della rocca per l’annuo canone di 99 lire e 96 centesimi da pagare al Comune di Fucecchio.

1433 - Gli ozi forzati di Fortebraccio Niccolò

Niccolò Fortebraccio, fra il 1420 e il 1430, era stato il comandante dell’esercito della Repubblica Fiorentina. Questo comandante era riuscito a riportare la tranquillità nel Valdarno e nella Valdinievole. E la Repubblica, a titolo di ricompensa per la grazia ricevuta, lo licenziò.
Fortebraccio scelse come sua dimora stabile il nostro paese.
L’ozio forzato, però, non si addiceva a questo capitano di ventura.
Nel 1429 Niccolò pensò bene di rinfocolare l’odio fra lucchesi e fiorentini.
Senza l’autorizzazione di Firenze, Fortebraccio organizzò numerose scorribande nel territorio lucchese, che dovette patire anche distruzioni ed incendi.
Furono avviate delle trattative ma ben presto esse sfociarono nella guerra dichiarata fra Lucca a Firenze.
I fiorentini tentarono di sconfiggere Lucca inondandola con le acque del Serchio deviate in un canale scavato furtivamente. Una spiata evitò ai lucchesi questa brutta sorpresa.
I lucchesi allora riuscirono con uno stratagemma a deviare le acque del Serchio sull’accampamento dei fiorentini che furono costretti a fuggire.
Lucca, non soddisfatta di questo successo, assoldò il capitano di ventura Niccolò Piccinino forte di 3.000 cavalieri e 6.000 fanti.
Il nostro Fortebraccio, ridiventato comandante dell’esercito fiorentino, cercò lo scontro con il Piccinino sul Serchio.
Il primo dicembre 1430 avvenne la grande battaglia che si concluse con la disfatta dell’esercito fiorentino.
Sul Serchio perdettero la vita anche numerosi fucecchiesi assodati nell’esercito fiorentino.
La pace fra Lucca e Firenze venne sottoscritta nel 1433.


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